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Covid-19, tutto quello che sappiamo sul vaccino, varianti, tamponi e sierologici

Covid-19, tutto quello che sappiamo sul vaccino, varianti, tamponi e sierologici

È da più di un anno che combattiamo contro un nemico invisibile, il Covid-19. La scienza, giorno dopo giorno, continua a fare passi in avanti nello studio del virus, è partita la campagna vaccinale, abbiamo test affidabili che ci permettono di individuare e di conseguenza contenere la diffusione del virus, ma sono ancora tanti i dubbi e le domande che continuano a tormentare le nostre giornate. Sentiamo continuamente parole come proteina Spikevariantitamponi rapidimolecolari. Per cercare di fare un po’ di chiarezza abbiamo parlato con il dott. Stefano Garrone, Direttore Tecnico del Laboratorio Analisi di Paideia.

Variante del virus

“La variante di un virus è un’evenienza naturale. Nella sua replicazione, il virus porta in sé continue mutazioni delle sue basi genetiche all’interno dell’RNA, nel caso del Coronavirus. Questo è un meccanismo che la natura mette in atto proprio per proteggersi poiché le biodiversità interne permettono agli esseri viventi di adattarsi a qualsiasi ambiente. Il virus ha bisogno di cellule vitali per poter vivere, per sua natura muta in continuazione e queste mutazioni fanno sì, nel caso del Coronavirus, che la proteina Spike possa mutare nel tempo proprio per potersi difendere da eventuali mutazioni della stessa cellula recettore che potrebbe impedirne la replicazione e la sopravvivenza”.

Proteina Spike (S)

“La proteina Spike è una delle proteine principali del Coronavirus e viene prodotta per permettere al virus di agganciarsi alle cellule del tratto respiratorio e penetrare nell’organismo”.

L’efficacia dei vaccini sulle varianti

“Per capire se i vaccini ci possono proteggere anche dalle varianti bisogna attendere il loro sviluppo nel tempo. Ad oggi il vaccino prodotto utilizzando l’RNA del Wild-Type Wuhan, cioè il primo virus che ha scatenato tutta la pandemia da Coronavirus, funziona in quanto questo riconoscimento anticorpale continua ad avvenire malgrado le varianti. Purtroppo non possiamo escludere a priori che future varianti modifichino a tal punto la propria struttura genetica e producano proteine diverse da quelle che l’anticorpo può riconoscere in base all’informazione avuta dal Wild-Type Wuhan, e quindi la sua sensibilità alla risposta potrebbe cambiare, ma tutto ciò ancora non è stato dimostrato. Infatti i vaccini ci proteggono dall’attuale pandemia, però nulla ci impedisce di pensare che come avviene nell’influenza, con gli anni, si debba magari riformulare il vaccino, ma questo sarà solo il tempo a dirlo. Siamo davanti a una pandemia che è iniziata poco più di un anno fa, sono tempi brevissimi per la scienza e bisogna essere sempre prudenti.
Ovviamente al di là del dubbio sulla efficacia del vaccino sulle varianti attuali che pare non esserci o sulle varianti future, è sempre opportuno tener presente del vantaggio attuale del vaccino, perché abbiamo un tasso di mortalità certa tra i non vaccinati e abbiamo un tasso di sopravvivenza certo nei vaccinati. Il che comporta una scelta ovvia e ragionevole verso il vaccino, e non bisogna farsi influenzare da ipotetici effetti collaterali su cui ancora oggi c’è molto da chiarire a livello scientifico”.

Alla luce delle varianti, i tamponi rapidi sono attendibili

“Davanti al fenomeno delle varianti che si stanno presentando e che coinvolgono la proteina S (Spike), i tamponi rapidi antigenici presentano una forte stabilità. I tamponi antigenici sono costruiti non utilizzando come target anticorpale la proteina S (Spike) che potrebbe essere mutata, ma un target proteico detto proteina N (Nucleocapside). La proteina N è molto stabile e la sua struttura antigenica varia poco nonostante le mutazioni, per cui quella proteina viene sempre riconosciuta dagli anticorpi che vengono utilizzati nei kit di questi tamponi antigenici. Questo paradossalmente ci porta a dire che con lo sviluppo delle varianti che potrebbero, nel tempo, sfuggire alle stesse indagini molecolari, come purtroppo è avvenuto ultimamente in Francia con la cosiddetta variante bretone, i tamponi antigenici invece mantengono una capacità costante nell’intercettare il virus, utilizzando appunto la proteina N (Nucleocapside) e non la S (Spike).

Inoltre le nostre cliniche hanno scelto tamponi antigenici di altissima qualità e utilizzano solo kit che sono stati ultimamente dichiarati affidabili dalla stessa Comunità Europea. Questi kit sono stati testati all’interno della Comunità Europea verificando quanto dichiarato dalle ditte produttrici anche in ambito clinico. Per cui i tamponi antigenici rapidi di Paideia e Mater Dei garantiscono massima affidabilità”.

La carica virale

“Anche questo è un altro indice che non è possibile determinare in laboratorio in quanto questi tamponi sono qualitativi, nascono per dirci se il virus è presente o è assente e non darci necessariamente indicazione sulla quantità del virus presente in quel momento”.

Per i vaccinati l’importanza dei test sierologici

“In questo momento post vaccinale l’indagine sierologica ha riacquisto una certa importanza. Il test sierologico è stato utilizzato nelle prime fasi della pandemia per capire nella popolazione la prevalenza dell’infezione. Attualmente invece il dosaggio delle IgG o IgM del Sars-Cov-2 contro la proteina S (Spike) è molto importante per definire e quantificare la risposta immunitaria che abbiamo ottenuto a seguito della vaccinazione (la vaccinazione mira a produrre anticorpi specifici conto la proteina S). Non è importante il titolo di questo anticorpo quanto è importante la presenza. Il titolo è un fenomeno legato alla risposta individuale che varia con il tempo, mentre la memoria immunitaria è qualcosa che rimane nell’individuo e lo rende capace di produrre rapidamente una propria risposta qualora il virus si dovesse aggredire di nuovo le cellule del nostro organismo. Il titolo è il famoso numero che quantifica la quantità di anticorpi presente in un determinato volume del sangue. Si è data un po’ troppa importanza a questo titolo, quasi a gareggiare tra chi ha risposto di più e chi ha risposto di meno. I titoli variano a seconda di mille fattori, ma quello che di solito non varia, è la memoria immunitaria che rimane ed è questo l’aspetto importante del processo vaccinale. Dosare l’anticorpo anti Spike è utile perché l’individuo viene a conoscenza se il proprio organismo ha prodotto una risposta immunitaria. Ed è questo lo scopo della vaccinazione, per cui ben venga un buon titolo ma questo non determina necessariamente la qualità della vaccinazione”.

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