La stenosi della carotide (il principale vaso che porta sangue al cervello) è determinata da una placca aterosclerotica che provoca un restringimento del vaso ed un ostacolo, quindi, al passaggio del sangue. Questa condizione può causare un’ischemia cerebrale transitoria (TIA) o un danno neurologico permanente (Ictus). Parliamo con il chirurgo vascolare Rocco Giudice, esperto presso il Gruppo Paideia International Hospital e Mater Dei General Hospital, per capire meglio questa patologia.
Fattori di Rischio e Momento dell’Intervento
I fattori di rischio includono ipertensione, dislipidemia, diabete e fumo di sigaretta. È fondamentale intervenire quando la stenosi raggiunge o supera il 70% o quando compaiono sintomi significativi, per ridurre il rischio di gravi complicazioni, come gli ictus cerebrali.
Tecniche Chirurgiche e Post-Operatorio
Esistono diverse tecniche chirurgiche per trattare la stenosi carotidea. L’intervento tradizionale comporta un’incisione a livello del collo e la rimozione della placca, mentre l’opzione endovascolare è mininvasiva, prevedendo un accesso percutaneo dall’inguine. Dopo l’intervento, è essenziale seguire scrupolosamente il percorso di recupero prescritto, per prevenire complicazioni e garantire un’adeguata guarigione. Il paziente può essere dimesso dopo circa due giorni e sottoposto a controlli periodici con ecocolordoppler, una procedura diagnostica non invasiva.
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