Il tumore del colon-retto è al secondo posto tra i nuovi tumori diagnosticati ogni anno sia tra gli uomini sia tra le donne. Ogni anno in Italia circa 40.000 donne e 70.000 uomini ne vengono colpiti.
L’incidenza aumenta con l’età a partire dai 40 anni e sono maggiormente colpiti i soggetti tra i 50 e 75 anni.
Il tumore del colon-retto è considerato una malattia silente in quanto l’esordio di una sintomatologia clinicamente apprezzabile nella maggior parte dei casi coincide purtroppo con uno stadio avanzato della neoplasia. È per questo che una diagnosi precoce permette di identificare la neoplasia in uno stadio iniziale del suo sviluppo con conseguente miglioramento della sopravvivenza a distanza.
Oltre il 90% dei tumori del colon–retto originano da polipi adenomatosi. La possibilità di degenerazione dei polipi aumenta in modo proporzionale alle dimensioni e al grading istologico. La rimozione dei polipi riduce di almeno il 50 % il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto nei successivi 10 anni.
Prevenzione
Le strategie per ridurre l’incidenza e la mortalità del tumore del colon sono sostanzialmente tre: l’informazione dei pazienti, la prevenzione e la sorveglianza endoscopica soprattutto dei soggetti a rischio.
La prevenzione primaria si attua attraverso la riduzione globale degli alimenti ad alto apporto calorico e l’aumento del consumo di alimenti contenenti fibre e scorie.
La prevenzione secondaria consiste nella interruzione della sequenza adenoma-carcinoma mediante l’asportazione dei cosiddetti polipi adenomatosi in corso di colonscopia.
Un corretto screening consente di identificare tra i soggetti asintomatici quelli che possono avere un tumore o dei polipi del colon.
I test di screening attualmente disponibili sono il sangue occulto nelle feci e la colonscopia.
Compito del medico è, attraverso una accurata anamnesi e sulla scorta dei fattori di rischio, orientare il paziente verso l’opzione di screening più appropriato. Un soggetto con sangue occulto positivo e età superiore ai 45 anni ha indicazione a eseguire la colonscopia che si effettua utilizzando un tubo flessibile munito di telecamera collegato ad una fonte luminosa al fine di visualizzare dal vivo tutti i segmenti del grosso intestino.
L’eventuale utilizzo della sedazione profonda mediante l’assistenza anestesiologica annulla la componente dolorosa e aumenta la compliance del paziente.
Intervenire in tempo è l’arma vincente.
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